Chicchi

in Chicchi

ChicchiNel 1946 nacque. Come tutti del resto. Lo chiamarono Riccardo perché vide la luce a San Giovanni in Persiceto il giorno di San Petronio, da cui Chicchi… !?

Sculture e pirografie furono i suoi primi cimenti, seguiti da splendidi lavori all’uncinetto. Cominciò così ad esporre le sue cose un po’ dappertutto, beccandosi un paio di denunce per atti osceni in luogo pubblico e riconoscimenti vari (fu riconosciuto ed inseguito da suo cugino all’uscita del casello di Pescara sull’A14). Spronato da amici ed estimatori, iniziò a partecipare a mostre e concorsi, segnalandosi in varie manifestazioni e vincendo un phon ed una pianta di ficus al gioco del tappo alla festa della Saracca di Oliveto.

Dopo un lungo travaglio interiore, dovuto anche allenorme quantità di cibo che normalmente ingurgita per trovare ispirazione, è pervenuto definitivamente – per ora – alla pittura con sperimentazioni tra il metafisico e il surrealista, affrontando tematiche che vanno dalla “Saga della sciarpa perduta” a “Il water abbandonato” fino al barocchismo di “Toh! C’è un zucchetto in cielo!”

Il suo amore per la terra natìa esplode nelle vaste panoramiche, negli spazi aperti in cui sono presenti le tracce dell’uomo, che però non appare mai: un passaggio a livello,un cartello pubblicitario, segnali stradali che indicano improbabili mete, messi lì a guisa di sigillo, come i salami e le lische di pesce di jacovittiana memoria. Un provincia reinventata è il tema dominante dei periodi che contraddistinguono la sua prolifica stagione creativa: il “largismo” e il “lunghismo” nella cui spazialità l’Artista ha riversato la sua fame di grandi orizzonti, cui si aggiunge il cinismo (da cinén, piccolo), opere ridotte come dimensioni, ma grandi come latrici delle universali pulsioni che  nascono dal suo inesauribile desiderio di conoscenza: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Non avremmo fatto meglio a stare a casa?

D’altronde…

 HANNO SCRITTO E DETTO  DI LUI

“Ma che roba è quella lì?”

(Giorgio Gamberini, sull’album di presenza dell’ultima mostra)

“… ma per piacere…”

(Piero Franceschini, sull’album di presenza dell’ultima mostra)

“Mai visto della roba simile! Sarebbe meglio che certa gente…”

(Anonimo sul Carlino utilizzando un pennarello rosso)

“Ne ho viste tantissime altre, ma nessuna bella come la tua! Cos’è un Arlei?”

(Un amico invidioso)

“Ma che belle cornici! Chi te le fa?”

(Un corniciaio speranzoso di acquisire un nuovo cliente)

“Ai srev da invarnisèr l’òss dal césso … èt tamp?”

(Bisognerebbe verniciare la porta del bagno, hai tempo? ndr)

(Gisto che non conosce la differenza tra un pitàur e un sbianchinzén)